Vi ricordate il difficilissimo tutoria di Driver per la prima Playstation? 25 anni dopo l’uscita del gioco persino Lewis Hamilton è stato costretto ad alzare bandiera bianca.
Da qualche anno a questa parte è emersa una nicchia di appassionati che ricerca costantemente la sfida più ardua nei videogame. Un movimento elitario che ritiene la passione per i videogame qualcosa che va meritato che può essere compresa realmente solamente da chi possiede determinate skill e da chi non si arrende alle prime difficoltà.
Per la maggior parte questa nicchia è composta da vecchi gamer, ovvero da chi è cresciuto nella “Golden age” del gaming Arcade (tra gli anni ’70 -’90) o chi ha cominciato con la prima Nintendo ed ha affinato le proprie abilità con i primi giochi PC o con quelli della prima Playstation.
Se infatti oggi la difficoltà elevata è riservata solamente ad alcuni titoli, tra gli anni ’80 e i primi 2000 era una caratteristica comune a tutti i videogame. Nati come sfida, come competizione tra giocatore e software o tra giocatori in sala giochi, i videogame erano impostati in modo tale da risultare immediatamente ostici a chi li provava, per stimolare l’esercizio finalizzato alla padronanza del sistema di combattimento.
Driver colpisce ancora: 25 anni dopo l’uscita il tutorial è ancora impossibile
In un simile contesto sono stati solo diversi i titoli passati alla storia per la loro difficoltà fuori scala (Ghost ‘n Goblins, Contra, Megaman, Mike Tyson’s Punch Out e Metal Slug solo per citare i più noti), ma solo uno è rimasto impresso nella memoria collettiva per la difficoltà del suo tutorial, talmente difficile e frustrante da spingere tanti a lasciar perdere prima ancora di iniziare il gioco vero e proprio: Driver.
All’epoca il tutorial di Driver aveva fatto storcere il naso a tutti. Solitamente questa fase guidata, presente in tutti i videogame dell’epoca PSOne, serviva ai giocatori per prendere confidenza con il sistema di controllo e per conoscere i tasti utili a padroneggiarlo. Si trattava in genere della fase più semplice, ma non in questo caso.
Il tutorial di Driver era a tempo e richiedeva la padronanza perfetta del sistema di guida. I giocatori infatti erano invitati a compiere delle manovre complesse in uno spazio angusto (si svolgeva tutto all’interno di un garage) prima ancora di aver padroneggiato il sistema di guida.
Se questo non fosse bastato a rendere frustrante l’inizio del gioco, gli autori di Driver avevano pensato bene di scoraggiare l’utenza dando al giocatore del “perdente” ogni volta che falliva il tutorial. Una scelta incomprensibile anche per gli standard dell’epoca, soprattutto perché il tutorial non era skippabile.
Se pensate che la difficoltà riscontrata nel gioco fosse dovuta a poca esperienza o poca abilità o che il ricordo vi abbia amplificato la sensazione di frustrazione sbagliate. Venticinque anni dopo l’uscita del titolo Lewis Hamilton (che non ha certo bisogno di presentazioni per la sua abilità con le auto) ha avviato Driver in occasione della rubrica “Lewis Hamilton Plays Retro Video Games from His Childhood!“.
Il pilota della Mercedes s’illumina appena vede Driver e spiega che quel gioco era il suo preferito insieme a F1 2000. Dopo aver messo il disco ed aver provato diverse volte a superare il tutorial, Hamilton dice: “Incredibile, non riesco a superare nemmeno il tutorial“, quindi decide di cambiare titolo e di fare un giro su F1 2000.