Purtroppo il progresso non porta solo benefici, ma anche dei risvolti negativi. A tal proposito pare che la modernità invecchi il cervello
La modernità è il frutto del progresso, infatti i romani lo chiamavano progressus, cioè andare avanti o avanzare. Quindi, la modernità è un avanzamento che potremmo definire “verso l’ignoto”, proprio perché ogni tecnologia inventata può portare l’umanità verso un futuro migliore ma non conosciuto.
Perciò quello che può sembrare un beneficio oggi, potrebbe essere uno svantaggio domani. Gli esempi sono molteplici: dagli ingredienti utilizzati per creare dei prodotti, che col tempo sono migliorati; alla scoperta della fissione nucleare che inizialmente appariva come un beneficio, ma negli anni si è trasformata in bomba atomica. Tuttavia, la modernità deve continuare ad esistere e ad avanzare, cercando di non trasformarsi in un qualcosa di negativo.
Sfortunatamente sembra che la modernità stia invecchiando il cervello umano, e a rivelarlo sono proprio degli esperti che hanno condotto uno studio specifico. Sicuramente questa nuova ricerca attirerà la curiosità di molte persone, che si chiederanno cosa si possa fare per mitigare gli effetti della modernità
Un professore di antropologia ed economia sanitaria presso la Chapman University in California, di nome Hillard Kaplan, studia costantemente l’invecchiamento delle persone nella società americana, europea e del sud America, per la precisione la società della Bolivia.
Il suo obiettivo è confrontare l’invecchiamento delle persone che vivono nel benessere, con le persone che invecchiano nei villaggi più poveri. Durante la sua carriera ha studiato la popolazione indigena in oltre 100 villaggi, analizzando i loro cervelli (il 90% delle persone ha accettato di farsi analizzare). Recentemente ha studiato i Tsimane, un popolo che vive in alcuni villaggi della Bolivia, che solo sporadicamente hanno dei contatti con le città. Questo popolo non possiede l’acqua corrente e anche l’elettricità scarseggia.
Il loro punto di forza è l’agricoltura e l’allevamento, e questo significa che sprecano molte energie fisiche solo per procurarsi il cibo da mangiare. Chiaramente non c’è la moderna sanità, non ci sono farmaci specifici per curarsi e non c’è la protezione dalle malattie o dai virus. Gli studi del professore dicono che la vita modernizzata fa soffrire il cervello, e la funzione cognitiva sparisce in modo naturale quando le cellule cerebrali si restringono e muoiono. Poi non tutte le cellule vengono sostituite, e questo fa rimpicciolire il cervello man mano che passano gli anni, soprattutto dai 40 anni in poi. Pertanto, la vita moderna fa aumentare il rischio di avere l’Alzheimer o la demenza.
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