Una nota ufficiale, almeno quello, chiara. Una discrezionalità che WinTre si prende per aumentare i prezzi dei contratti dei suoi abbonati, a discrezione di… terzi.
L’azienda italiana del gruppo CK Hutchison Holdings operante nel settore delle telecomunicazioni, nata come joint venture paritaria tra i gruppi CK Hutchison Holdings e VimpelCom in seguito alla fusione per incorporazione tra Wind Telecomunicazioni S.p.A. in H3G S.p.A, ha annunciato alcune attese novità.
Sono tutte dentro un nuovo paragrafo aggiunto nelle condizioni contrattuali di tutti i nuovi contratti fatti firmare in questi giorni dall’operatore telefonico che, un po’ a sorpresa volendo, risulta essere il primo operatore telefonico mobile italiano nel 2022, grazie anche alla collaborazione – probabilmente – con l’Iliad per la condivisione del 5G nelle zone rurali a bassa densità di popolazione, iniziata lo scorso agosto. Tant’è. Le novità attese riguardano sia i nuovi contratti per il segmento mobile sia per il fisso.
“Il cliente prende atto e accetta che, da gennaio 2024, in caso di variazione annua positiva dell’indice nazionale dei prezzi al consumo FOI rilevata da ISTAT nel mese di ottobre dell’anno precedente”. La prima notizia è di natura temporale: l’aumento dei contratto inizierà nel 2024, ciò vuole dire che molti contratti in essere non saranno interessati.
“WINDTRE ha titolo di aumentare il prezzo mensile del Servizio di un importo percentuale pari alla variazione di tale indice o comunque pari almeno al 5% ove tale variazione fosse inferiore a detta percentuale. L’adeguamento – si legge nel paragrafo – applicato entro il primo trimestre di ciascun anno, non costituisce una modifica contrattuale ai sensi dell’art. 13 delle presenti Condizioni di Contratto e, pertanto, non conferisce al Cliente diritto di recesso senza costi dal Contratto. L’importo del prezzo mensile del Servizio, così adeguato, potrà essere arrotondato per difetto al centesimo di euro”.
Altra notizia importante WindTre non applica nessun aumento di suo, ma sarà direttamente proporzionato all’inflazione in essere, a partire dalla data stabilita. In mezzo a notizie chiare e, volendo, non del tutto negative, c’è qualcosa che fa storcere il naso: già, non è prevista nessuna riduzione, per cui bene che vada il costo di un determinato abbonamento resterà esattamente lo stesso in caso l’inflazione, il cui dato verrà decretato in pratica dall’ISTAT (ad ottobre dell’anno precedente, quindi del 2023), dovesse restare invariata, o scendere. Viceversa salirà. Quanto? “Almeno del 5%, ove tale variazione fosse inferiore a detta percentuale”, quella di due-terzi percentuale. Così è scritto.
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