Sono passati ben tre lustri dalla prima versione beta del robottino verde che oggi è alla tredicesima generazione. Era il 5 novembre del lontano 2007 quando l’icona di Android venne presentata in modo ufficiale per la prima volta. Ora invece è parte di Google.
Quindici candeline per Android
Non è facile stabilire la data della nascita del sistema operativo più usato al mondo. La società che lo avrebbe creato fu fondata nel 2003 ma Android si mostrò per la prima volta quattro anni dopo, il 5 novembre del 2007. Lo stesso giorno è ricordato per l’accordo Open Handset Alliance, un consorzio di aziende del settore tecnologico e digitale che include anche Google.
Android sarebbe arrivato su uno smartphone ( T-Mobile G1) solo l’anno dopo, il 23 settembre 2008, con la versione 1.0. A renderlo famoso ci avrebbe pensato il modello Galaxy S di Samsung uscito nel 2010, che ora è arrivato alla serie 22.
Un tratto comune e che ha sempre fatto sorridere delle varie versioni del piccolo androide verde è la denominazione…dolciaria. Android 1.5 è ricordata anche come “Cupcake”, la successiva 1.6 come “Donut” e la celebre Android 5.0 come “Lollipop”.
Ormai i dolcetti associati agli aggiornamenti del sistema operativo non sono più ufficiali come denominazioni, almeno non per il pubblico. Pare però che all’interno dell’azienda Android 13 si chiami…Tiramisù. In un certo senso si può pensare che questa sarebbe stata la sua torta per il quindicesimo compleanno.
La prima presentazione al pubblico
A presentare ufficialmente il nuovo SO fu Andy Rubin, fondatore della Android Inc. che poi due anni dopo sarebbe entrata sotto l’ala di Google. Una volta completata l’acquisizione Rubin divenne il vice presidente senior della compagnia e continuò a supervisionare lo sviluppo del sistema operativo.
Le parole che accompagnarono il primo esordio del robottino lo descrissero come “la prima piattaforma aperta e completa per i cellulari“. Nel 2007 si trattava ancora di una versione beta, ma la Open Handset Alliance era già fiduciosa del suo potenziale per il futuro.
I nomi dati alle versioni sperimentali che si possono ricordare includevano l’appellativo “Astro Boy“, in riferimento al famoso manga di Tezuka. La storia raccontava di un piccolo androide creato da un brillante scienziato a immagine del figlio. Poiché però si trattava di una vicenda dai toni drammatici si provò a ribattezzarlo “Bender”, come il robot di Futurama.
🔴 FONTI: www.android.com