Secondo un vecchio adagio, perché qualcosa diventi famosa “non importa come, purché se ne parli“. Prendiamo ad esempio l’acquisizione di Twitter da parte Elon Musk: non c’è essere vivente che non ne parli, o che non ne sia informato.
Ma l’affaire Twitter/Musk non ha generato solamente parole, fama e utenti. Anzi. Ci sono molte persone che, al contrario di una fetta di iscritti al social dell’uccellino blu, non hanno preso affatto bene la notizia dell’acquisizione di Twitter da parte del tycoon sudafricano, ed hanno scelto in svariati casi l’abbandono e la migrazione dal social.
Sì ma dove se ne sono andati? Sembra che il “buen retiro” preferito dai detrattori dell’acquisizione di Twitter da parte del numero uno di Tesla e SpaceX sia un nuovo social chiamato Mastodon, che possiede delle caratteristiche a dir poco particolari ed è stato creato relativamente di recente.
A dimostrazione che l’esodo da Twitter è stato causato dall’acquisizione Musk, i due picchi negativi registrati da Twitter in due momenti salienti di quest’anno: al momento dell’annuncio (il primo) che Elon Musk avrebbe acquisito Twitter, a maggio 2022, e quando è stato confermato l’affare, a ottobre 2022.
In contemporanea con il picco negativo di iscritti a Twitter, uno positivo di nuovi iscritti a Mastodon: sicuramente due coincidenze troppo nette per poter essere considerate solo casi, o si potrebbe parlare di prove provate.
Ma chi è Mastodon? Il social fondato da Eugen Rochko nel 2016 vuole essere una risposta a Twitter in versione “democratizzata”. Si tratta di una piattaforma composta da una serie di server separati che si gestiscono autonomamente. In pratica gli utenti posso interagire gli uni con gli altri anche se si trovano su server diversi, e soprattutto sono sempre gli utenti a stabilire le regole che non vengono imposte dall’alto.
Secondo Rochko questo processo è “democratico”, perché se per esempio dei server incitano all’odio o alla discriminazione, altri server si possono mettere insieme per bloccarli ed emarginarli dalla piattaforma.
“Abbiamo attratto il tipo di persone che moderano l’incitamento all’odio quando gestiscono i propri server“, spiega Rochko sulle colonne del famoso Time. “Sul nostro sito web e sulle nostre app forniamo un elenco predefinito di server curati su cui le persone possono creare account. E, attraverso questo, ci assicuriamo di curare l’elenco così che qualsiasi server che vuole essere promosso da noi debba accettare un certo insieme di regole di base, una delle quali à che non è consentito incitare all’odio, nessun sessismo, niente razzismo, omofobia o transfobia“.
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