Alla Corte suprema in America si sta esaminando un caso molto particolare oltre che delicato. Si tratta della causa mossa contro Google da parte della famiglia di Nohemi Gonzalez. La ragazza era morta a soli 23 anni durante gli attentati di Parigi.
Gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 sono impressi a lettere di fuoco nella memoria dei cittadini francesi e non solo. Tra le vittime però vi sono stati anche diversi studenti stranieri che studiavano nella capitale francese, tra cui la sfortunata Nohemi Gonzalez. Fuori a cena con gli amici, era stata coinvolta in uno degli attacchi.
La sua famiglia, distrutta dal dolore, ha deciso di portare di fronte alla Corte suprema degli USA chi a loro parere avesse lasciato circolare diversi contenuti che incitavano alla violenza. A rispondere viene chiamato Google, in quanto proprietario di Youtube.
La teoria degli avvocati dell’accusa è che la piattaforma abbia avuto un ruolo cruciale con i suoi algoritmi. Proprio questi avrebbero aiutato l’Isis a raggiungere sostenitori e seguaci con i propri video di propaganda.
Una tesi simile non è neppure campata per aria ma era stata trattata nel 2018 in un editoriale del New York Times a cura di Zeynep Tufekci, famosa sociologa. L’esperta sosteneva che l’algoritmo di Youtube propone ai suoi utenti contenuti sempre più radicali relativi ai loro interessi.
ll caso Gonzalex contro Google si spinge in realtà ben oltre la vicenda degli attentati di Parigi del 2015. Infatti si finirà con il deliberare circa la responsabilità dei siti e delle piattaforme web relativa alla gestione dei contenuti.
A tutelate i siti finora è stata la section 230 del Communication Decency Act, un provvedimento però legato al materiale pornografico e soprattutto emanato nel 1996. Una legge datata, scritta molto prima della comparsa degli algoritmi tra cui quello incriminato.
La section 230 stabilisce che non si debbano considerare le piattaforme dove i contenuti sono pubblicati come i diffusori diretti, ma che la responsabilità e dunque il rischio legale ricada in toto sugli utenti. Gli avvocati dei Gonzalez però puntano il dito contro la promozione dei contenuti provocata dagli algoritmi.
La questione non è semplice anche perché a quel punto Google perdendo potrebbe andare incontro a diversi altri processi di natura affine alla causa Gonzalez.
🔴 FONTI: www.wired.it
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