Per questioni legate alla sicurezza e alla privacy gli hard disk in genere si smaltiscono direttamente, inquinando però in modo notevole. L’alternativa però esiste e prevede di ricondizionare i dischi rigidi, una pratica migliore anche del riciclo.
Semplici rifiuti o nuove risorse?
Che cosa succede ai cari vecchi dischi rigidi (più spesso detti hard disk) ogni volta che si aggiornano le macchina hardware? La risposta è che li si distrugge, senza troppe cerimonie. Si tratta di una pratica comune a tutti i grandi produttori, compresa la Microsoft. Li si tratta come per tutti gli altri rifiuti, ma si tratta di una scelta discutibile.
Non che le ragioni manchino: distruggendo gli hard disk si eliminano anche tutti i dati al loro interno. In quanto obsoleti al momento dello smaltimento si tratta di dispositivi vulnerabili ai tentativi di furto dei dati sensibili. Tuttavia ci sono come sempre delle alternative a questo processo di produzione di rifiuti RAAE(da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Tra queste si può citare quella del ricondizionamento. Si tratta di un sistema per cancellare o meglio rimuovere tutti i dati accumulati all’interno del disco rigido per poterlo utilizzare come nuovo. Un ripristino, in altre parole.
A fare i danni ambientali più gravi non sono neppure i colossi tech quanto gli enti come le banche. Per evitare furti di dati infatti possono arrivare a distruggere questi dispositivi addiritturra ogni anno.
Smaltire i rifiuti RAEE non è semplice
Si sente da tempo il monito a contenere la produzione di rifiuti elettronici, cosa che alcune aziende stanno facendo ad esempio rimuovendo i caricabatterie dalle confezioni. Già considerato che molti sbagliano a smaltirli non sapendo dove consegnarli, sono riciclabili sono entro una certa percentuale.
Gli hard disk sono l’esempio perfetto del problema rappresentato da questa categoria di rifiuti. Da loro si può recuperare solo il 70% del materiale usato per realizzarli. Una volta ridotto in pezzi le terre rare utilizzate vengono perse. In particolare all’interno dei dischi rigidi si trovano il neodimio, il disprosio ed il praseodimio.
Il problema legato alla perdita di questi elementi è che oltre ad avere prezzi molto alti la loro estrazione ha a sua volta un grosso impatto. Anche per questo riuscire a recuperarle può fare la differenza in termini di sostenibilità.
🔴 FONTI: www.eai.enea.it