Il pezzotto esiste ancora. Quel decoder pirata che consente di vedere qualsiasi contenuto in streaming per pochi euro, da SKY a DAZN passando per i vari Disney Plus, Netflix o Amazon Prime, stuzzica sempre la curiosità di quegli utente che non sanno i rischi che corrono. Ma parallelamente il fenomeno delle IPTV è dilagante anche a livello social.
Su Telegram pullulano i canali di IPTV, guardare gratis sul social di Pavel Durov le piattaforme in streaming è sempre più facile. Ma fino a un certo punto, perché se è vero che l’illegalità sta sempre un passo davanti alla legge, ci si sta muovendo (anche a livello globale) per ridurre questo fenomeno.
La Guardia di Finanza capitolina rileva che “i finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di 545 risorse della nota piattaforma di messaggistica Telegram”.
Queste risorse venivano utilizzate per la diffusione abusiva di opere dell’ingegno, nonché a perquisizioni personali, informatiche e locali nei confronti di otto persone, sparse in varie regioni dello Stivali: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Campania.
Guai in vista per gli amministratori dei canali social, chiamati a rispondere di vari reati, in primis la diffusione di prodotti editoriali protetti dal diritto d’autore, in concorso tra di loro.
Tutto nasce dalle indagini iniziate all’indomani di una denuncia inizialmente presentata dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, con la quale era stata segnalata l’illegale diffusione online di copie di quotidiani e riviste di rilievo nazionale.
Stavolta la tecnologia è stata dalla parte della legge: “I militari del Nucleo Speciale hanno fatto ricorso ai più innovativi metodi di indagine – fanno sapere dalla Guardia di Finanza di Roma – l’analisi delle informazioni acquisite ha permesso di risalire ai responsabili che si schermavano dietro alias e nomi di fantasia”.
Per capire l’entità di questa maxi operazione, basti pensare che quasi 500.000 utenti iscritti ai canali Telegram hanno avuto la possibilità di accedere a contenuti editoriali tutelati dal diritto d’autore, con i cyber criminali che hanno potuto pubblicare link rinvianti a siti di commercio elettronico e sponsorizzare (con banner) in questi canali, per migliaia e migliaia di euro.
“Le investigazioni si inquadrano nel più ampio dispositivo presidiario che la Guardia di Finanza pone quotidianamente in essere in tale settore accanto a quello della pirateria fisica – sottolineano da Roma, concludendo – la violazione dei diritti di proprietà intellettuale costituisce, infatti, un’attività illecita estremamente lucrativa per le organizzazioni criminali e genera notevoli danni per l’economia legale”.
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