La prima scoperta relativa ai bacini salmastri del Pianeta Rosso in realtà risale al 2018. All’epoca al Polo Sud di Marte gli scienziati italiani avevano individuato un possibile lago salato al di sotto della superficie. Ora però pare si sia triplicato.
Non c’è due (anzi uno) senza tre
Dopo quattro anni dalla prima ipotesi arrivano nuovi dettagli relativi al Polo Sud del Pianeta Rosso. Nel 2018 un gruppo italiano pareva aver individuato in questa zona un lago sotterraneo immenso, del diametro di circa 20 chilometri. Date le temperature estremamente basse l’idea era che il bacino d’acqua per essere allo stato liquido contenesse una forte componente salina e fosse dunque un lago salmastro.
La novità però è che…in realtà i bacini salati sono addirittura tre. A portare a questa scoperta è stato il radar MARSIS in dotazione alla sonda Mars Express. Questo speciale strumento di analisi esplora il sottosuolo di Marte e ampliando l’area di indagine è riuscito a individuare un intero sistema idrico. Il terreno sondato dal radar infatti corrispondeva a un rettangolo di 250×300 km.
Questa scoperta incredibile sta già facendo ipotizzare la presenza di altri complessi di laghi salati sotterranei. Il radar quindi proseguirà la sua missione, un vero e proprio orgoglio italiano. A costruire MARSIS infatti è stato un team di studiosi dell’Università “La Sapienza” di Roma.
I laghi salmastri del Pianeta Rosso
La sensazionalità di questa scoperta è proprio lo stato fisico dell’acqua, non più ghiacciata come in altri casi. Gli stessi esperti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) coordinati dal professor Orosei definiscono i tre bacini come composti da una “salamoia”. Vale a dire un miscuglio di acqua e sali di magnesio, sodio e calcio.
Insieme, si tratta di una soluzione con punto di congelamento bassissimo e che ghiaccia diverse decine di gradi sotto le zero. In più tutti e tre i bacini si trovano a una profondità di circa 1 km rispetto alla superficie di Marte, dove anche la pressione potrebbe essere molto diversa.
Con simili condizione ipotizzare che in questi laghi vi siano forme di vita appare quasi impossibile, eppure rappresentano la prova dell’esistenza della molecola alla base della vita. Potrebbero perciò quantomeno poter fornire tracce o resti di organismi vissuti in passato. Per ora però occorre proseguire le ricerche.
🔴 FONTI: www.rainews.it