Sono davvero molto gravi le parole di accusa che Pavel Durovha diretto contro l’applicazione di WhatsApp. Il fondatore di Telegram ha dichiarato infatti che non si tratti affatto di un servizio di messaggistica ma di un vero e proprio strumento di spionaggio.
Si sa che quando si tratta di concorrenza non è raro sentire una società screditare i principali competitor sul mercato. Eppure l’ultima dichiarazione contro WhatsApp è molto più di una semplice frecciatina: l’app del gruppo Meta ora è stata accusata di aver esercitato attività di spionaggio per anni.
La fonte di tale accusa è l’imprenditore Pavel Durov, noto a tutti come il fondatore nonché CEO di Telegram. Ne è talmente sicuro da avere anche spiegato come WhatsApp avrebbe lasciato delle backdoor appositamente per consentire agli hacker di sfruttarle. Insomma i bug segnalati e corretti di recente non sarebbero stati errori di programmazione ma messi lì apposta. La loro natura, afferma il CEO, è troppo sospetta.
Durov in più ha voluto ripercorrere i problemi registrati dall’app rivale durante gli anni scorsi, ricordando anche che fino al 2016 non vi era alcun tipo di crittografia. L’ipotesi è quindi che ogni anno si presenti una nuova falla che in realtà sarebbe un nuovo sistema per spiare gli utenti.
La prima cosa che chiunque andrebbe a pensare di fronte a simili dichiarazioni sarebbe un tentativo di attirare verso di sé il pubblico. Il CEO però ribatte che Telegram non ha affatto bisogno di simili stratagemmi e anzi viaggia a gonfie vele (o meglio ali, visto il logo). Del resto non è raro che Durov si scagli violentemente contro ciò che reputa ingiusto, anche a costo di inimicarsi la Apple. In fondo si espone in prima persona assumendosi le conseguenze davanti al mondo.
Alla presunta rivelazione il fondatore dell’app dell’aeroplanino ha voluto anche affiancare un esempio per chiarire i pericoli rappresentati da WhatsApp. Per lui anche l’app rivale avrebbe avuto un ruolo nell’hackeraggio dello smartphone di Jeff Bezos di due anni fa. Un segno del fatto che non ci siano distinzioni in termini di vittime, ma che tutti siano esposti allo stesso modo.
Durov ha concluso affermando che lui stesso avrebbe cancellato l’app, non sentendosi più tutelato.
🔴 FONTI: www.independent.co.uk
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