Sono anni che si parla del ruolo della CO2 nell’effetto serra, che aumentando è divenuto responsabile del surriscaldamento globale. Ecco perché è indispensabile il ricorso alle tecnologie a emissioni negative, che come obiettivo hanno la sua riduzione.
Il livello di anidride carbonica nell’atmosfera ha davvero raggiunto un record, pari a a 420,99 ppm (parti per milione). Il dato lo ha registrato l’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii. Un segnale lampante dei ritardi da parte dei governi rispetto a quanto avevano stabilito negli accordi di Parigi del 2015.
La mitigazione del riscaldamento tramite la riduzione della CO2 è essenziale e per questo servono le tecnologie a emissioni negative. Si tratta di sistemi che anziché emettere questo gas sono in grado di prelevarlo dall’atmosfera.
Prima fra tutte c’è il sistema CCS (Carbon Capture and Storage) che presenta una variante più sostenibile con la BECCS. Si tratta di tecnologie di stoccaggio dell’anidride carbonica, nel primo caso di quella prodotta industrialmente e nel secondo di quella derivata dalla combustione di biomassa. Una volta stoccata la CO2 può restare in speciali spazi sotterranei, ma c’è sempre il rischio che fuoriesca oltre ai costi di entrambi i sistemi.
L’impianto più noto per assorbire il gas si trova in Islanda e appartiene a Climeworks. Può catturare 4.000 tonnellate di CO2 all’anno e la preleva filtrando l’aria per poi trasformarla in minerali di carbonato. Un altro impianto anche maggiore potrebbe diventare operativo nei prossimi anni.
Purtroppo nonostante i buoni propositi le tecnologie CCS incidono gran poco sul prelievo della CO2, per appena 0,01 milioni di tonnellate. Da sole quindi non rappresentano la soluzione alle emissioni. Per questo sono allo studio altri sistemi per sviluppare altri sistemi a emissioni negative.
Un esempio sono i filtri che i ricercatori della North Carolina State University hanno da poco messo a punto. Si tratta di piccoli telai di cotone dove è presente l’enzima anidrasi carbonica in forma concentrata.
Questo enzima è presente nelle piante CAM, che vivono in ambienti estremi come il deserto. La sua funzione è separare la CO2 dall’aria e l’idea del team di ricerca è di utilizzare i filtri all’interno delle centrali a carbone per contenerne da subito le emissioni. Le industrie tessili potrebbero facilmente produrli in massa.
🔴 FONTI: news.ncsu.edu
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