Nel Metaverso prende piede il progetto MetaINK 3D, i tatuaggi in vendita come non-fungible toker (NFT). A mettere a punto il primo tattoo interamente digitale è stato l’artista Gabriele Pellerone sfruttando un visore Oculus e degli strumenti appositi.
Nell’ambiente dei tatuatori Gabriele Pellerone non ha certo bisogno di presentazioni data la sua fama. E la sua notorietà può essere solo destinata a crescere dopo la sua ultima opera, che ha dato vita al progetto MetaINK 3D. Si tratta della nuova frontiera dei tatuaggi come NFT da realizzare nello spazio virtuale del Metaverso.
Per realizzare la sua prima opera digitale Pellerone si è servito di un visore Oculus e strumenti virtuali. Il “cliente” è stato un avatar ispirato a Metropolis, il film muto più celebre di Fritz Lang. Nella vecchia pellicola compare un androide messo a punto da uno scienziato per tenere a bada le folle dei rivoltosi. Difficile dire chi dei due si sia sentito più onorato.
Il tatuaggio messo a punto è composto di cinque parti, diventate ciascuna un NFT a sé stante. Ora è anche possibile acquistarle come pezzi unici di arte digitale sulla sezione market di Opensea.io. Per accaparrarsene uno chiaramente occorre munirsi di criptovaluta alla mano. Tale opera, tale valuta.
La Milano Design Week avrà luogo dal 9 al 12 giugno di quest’anno e tra le creazioni artistiche esposte non mancheranno gli NFT di Pellerone. Per poterla ammirare occorrerà però prepararsi a dovere. Quindi servirà munirsi subito di visore Oculus (lo stesso usato dal tatuatore). Si potrà anche interagire con la stessa, immedesimandosi nell’artista e rivivendo tutte le fasi della realizzazione del tatuaggio virtuale.
Ciò che il pubblico vedrà a Milano però sarà solo una parte del lavoro completo. All’incrocio fra Corso Garibaldi e via Luchino Visconti comparirà la testa dell’androide tatuato, una bella attrazione in più. Dopo la breve esposizione a Milano il progetto MetaINK 3D inizierà un bel tour in Europa e Stati Uniti.
Per Pellerone non si è trattato della prima esperienza fuori dal comune. Nel 2020 alla Biennale di Venezia erano stati esposti i suoi lavori svolti su pelle sintetica anziché su clienti reali. I tatuaggi in questione erano stati esibiti a guisa di quadri, riconoscendo il valore dell’arte del tatuaggio.
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