Tempi duri in Russia anche per la filiale di Google che ha sede nel Paese. Purtroppo per lei è giunta l’ora di dichiarare la bancarotta, pur continuando a fornire i servizi gratuiti. La crisi era iniziata anche prima dello scoppio del conflitto.
Il 19 maggio la sede russa di Google ha dichiarato lo stato di bancarotta dopo diversi mesi di crisi. La decisione finale è seguita alla notizia che il conto bancario della filiale è stato sequestrato dalle autorità del Paese. Questa mossa ha di fatto reso impossibile garantire il funzionamento dell’ufficio di Google.
A restare operativi saranno i soli servizi gratuiti. Quindi la posta elettronica di Gmail, il motore di ricerca, il servizio Maps, Youtube e Google Play. Fortunatamente almeno gli strumenti di base per spostamenti e lavoro restano attivi.
Ma come mai il conto della sede russa è andato incontro al sequestro? Pare che tutto fosse partito da alcuni video e contenuti pubblicati su Youtube. Si sarebbe trattato di media controversi relativi al conflitto russo-ucraino che l’autorità statale aveva imposto di rimuovere. Dato che Google aveva ignorato l’avviso la giustizia russa aveva imposto una multa da 11 milioni di rubli, cifra pari a circa 128.000 euro.
Sempre Google aveva poi proceduto bloccando il canale Youtube del Parlamento russo e oscurato canali considerati a sostegno del Cremlino. La risposta è stata molto dura e le sanzioni economiche hanno avuto la meglio.
La sanzione suprema
Non sono stati solo 11 milioni rubli a mettere in crisi la sede di Google, ma le sanzioni arrivate successivamente sempre per omissione di cancellazione di determinati contenuti. La più pesante ammontava a ben 7,2 miliardi di rubli, l’equivalente di 116 milioni di euro. Ma la filiale non ha mai pagato questa somma, da cui è seguito il sequestro del conto corrente. Mosca non ha esitato.
Dal canto suo Google in teoria avrebbe avuto i fondi sufficienti per pagare. Il suo bilancio dello scorso anno riportava entrate pari a 134,3 miliardi di rubli. Però quelle legate alla Russia erano appena l’1% delle entrate globali. Con il conto sotto sequestro ora di sicuro però la filiale non è più in grado di pagare né fornitori né personale.
Nonostante sia stato terreno del conflitto Google-Cremlino, Youtube rimarrà. A patto di rispettare d’ora in poi le linee guida dettate da Mosca.