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L’energia non sarà più un problema, grazie a quest’alga e alla sua fotosintesi

Dodici mesi di duro lavoro ma l’Università di Cambridge ce l’ha fatta. L’organismo  Synechocystis durante uno studio è riuscita ad alimentare un microprocessore Arm Cortex M0+ formando una piccola corrente elettrica dalla sua fotosintesi.

Synechocystis è un cianobatterio che cresce benissimo anche al buio con poca luce ogni giorno. – Androiditaly.com

Utilizzando un piccolissimo cianobatterio d’acqua dolce noto come Synechocystis si può risolvere la crisi energetica. Parole audaci da scrivere ma il dipartimento di Biochimica dell’Università di Cambridge appare orgoglioso. Se non si tratta della soluzione definitiva almeno si è aperta una nuova strada per le energie verdi. E parte dalla fotosintesi algale.

Lo studio compiuto su Synechocystis è già arrivato sulle pagine del mensile scientifico Energy & Environmental Science. La fotosintesi operata dal minuscolo organismo è riuscita a mantenere attivo un microprocessore Arm Cortex M0+. L’energia si è accumulata nel cianobatterio ed è stata convogliata al microprocessore sfruttando un elettrodo di alluminio.

La cosa più interessante però è che tutti i materiali sono facili da reperire, una caratteristica essenziale per assicurare un futuro a questo tipo di produzione energetica. Synechocystis è comunissima e non è tossica né costosa da mantenere e crescere.

Il suo vantaggio è che produce energia anche al buio, senza mai interrompere il flusso di corrente attraverso l’elettrodo. Questo perché in assenza di luce i microorganismi ricorrono a vie alternative alla fotosintesi.

La strada che si apre è quella di dispositivi in grado di autoalimentarsi anziché doversi ricaricare.

Il team della fotosintesi

La ricerca sulla fotosintesi per energia rinnovabile è guidata da un italiano. – Androiditaly.com

Il microprocessore utilizzato per l’esperimento è rimasto attivo per oltre un anno grazie alla fotosintesi, e il sistema che lo ha permesso funziona ancora. Il team di ricercatori monitora ogni giorno le sue condizioni, ma non ha ancora provato a utilizzarlo per alimentare altri dispositivi. A capo del gruppo di ricerca c’è il professore italiano Paolo Bombelli, che lavora sia a Cambridge che all’Università di Milano.

Solo luce e acqua per alimentare l’apparecchio, un’equivalente di una cella fotovoltaica completamente biologica. L’energia elettrica che è in grado di produrre al momento è sufficiente per alimentare uno smartwatch modello base o un sensore di temperatura.

Produrre queste celle su scala industriale è molto semplice volendo. Tuttavia va considerato che lasciando per lungo tempo in assenza di luce queste celle la produzione cesserebbe del tutto. Occorre fare dei test per capire l’autonomia al buio e comprendere come ottimizzare l’energia prodotta.

Nausicaa Tecchio

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