Può davvero esistere un’intelligenza artificiale in grado di leggere dai tratti somatici perfino credenze e orientamento sessuale? Non proprio, ma può evincere i pregiudizi di chi potrebbe guardare quel viso. Una tecnologia fin troppo umana.
Un progetto in sviluppo relativo alle intelligenze artificiali (IA o AI nella versione inglese) punta ad analizzare le persone partendo dal volto. A rivelarlo è stato un articolo sulla rivista statunitense PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences). Questo settimanale esiste dal 1915 e pubblica articoli sia di ambito biomedico sia biologico che fisico.
Per ottenere una IA che legga le persone come un umano servono dati sui pregiudizi. Il ricercatore Joshua Peterson ha parlato di questa caratteristica del software su Twitter. Il Riesce a partire dalle caratteristiche somatiche ed estrapolarne caratteristiche come le preferenze sessuali o l’orientamento religioso. Non solo, questa intelligenza artificiale si permette anche di dire quanto una persona gli sembri sveglia.
L’obiettivo è rispecchiare esattamente ciò che accade ogni giorno nella società, a scuola, ai colloqui di lavoro o quando si aggiunge un nuovo amico al gruppo. La tecnologia alla base è semplice in realtà, ma visto che si basa sui pregiudizi occorre fare attenzione a come verrà percepita. Basterebbe poco ad usarla per deridere o fare insinuazioni su qualcuno che va poco a genio.
L’idea dei ricercatori però è che il software aiuti le persone a capire cosa pensino gli altri di loro a prima vista.
Gli stereotipi umani
Definire una persona omosessuale solo dal suo abbigliamento o dal suo modo di fare è ciò che molti tendono a fare, senza sapere bene perché. Quando ci sono dei preconcetti radicati persino riconoscere di averli diventa difficile. Per molti anche l’evidenza non basta a realizzare di essersi affidati a un’idea retrograda.
I pregiudizi legati al sesso come alle preferenze sessuali sono quelli di cui si sente più parlare, ma ne esistono molti altri. Prima che diventassero di moda gli occhiali erano associati a chi studiava troppo o diventavano un modo per schernire. Il rproblema dei pregiudizi è che incollano un’etichetta che poi viene via a fatica.
Forse anche per questo alcune applicazioni per chattare hanno deciso di togliere le foto. Niente muri prima ancora di parlarsi per qualche tratto del volto, solo dialogo fra due persone. Un modo per tacere ogni preconcetto almeno all’inizio.