Il passo di questa voce del conto economico sta cambiando, grazie all’entrata in vigore degli strumenti legati al Pnrr
Sono momenti cruciali questi che decideranno modalità e formule secondo le quali i cittadini si dovranno misurare con il pagamento del Canone RAI. In questi frangenti infatti è in corso un dibattito governativo mirato all’analisi della problematica legata alla gestione del contributo.
La questione si è sollevata nel momento in cui, accedendo ai fondi elargiti dall’Unione Europea con i Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), si è dovuta mettere in discussione il carico di questo obolo direttamente in bolletta. La necessità di eliminare questa voce attraverso il canale delle utenze ha quindi sollevato più istanze circa la gestione del canone.
Le contromosse del Governo Draghi e come verranno gestite le entrate del servizio pubblico
Il Governo Draghi ha infatti accolto all’ordine del giorno la proposta della deputata del Gruppo Misto Maria Laura Paxia, che prevede, come richiesto dal Parlamento Europeo, l’eliminazione del canone dalla bolletta, nel rispetto dei termini degli accordi sottoscritti con il Pnrr.
Per supplire alla richiesta di 1,63 miliardi di euro all’anno di cui la RAI ha bisogno è necessario valutare diverse possibilità. La primissima ipotesi potrebbe essere quella di seguire il modello di alcuni paesi quali la Svezia, la Spagna o Portogallo e Romania, dove è lo stesso Stato a farsi carico in toto di questo onere, sicuramente vincolandolo a qualche tipologia di tassa.
Una seconda opzione vedrebbe legato il canone al pagamento delle tasse sulla casa, come già avviene in Francia, ma questa possibilità si scontra con l’attuale fase di riforma del Catasto, che porta con se un elevatissimo carico di stress dal punto di vista del contribuente.
Ecco quindi spuntare la terza via. Sarebbe il pagamento tramite la dichiarazione dei redditi che potrebbe sciogliere il nodo legato a questa annosa questione. Saldare quindi attraverso la dichiarazione 730 consentirebbe di garantire un gettito contributivo costante, che consenta di mantenere la quota dell’evasione ai minimi storici. Ciò infatti garantirebbe il rispetto del trend che ha permesso di registrare una regressione dal 27% all’attuale 3%,