Hubble torna in pista mostrandoci ancora una volta come non sia invecchiato per niente; pare che abbia avvistato degli oggetti spaziali ad una distanza assurda dal nostro pianeta. Quale?
Attualmente, sembra proprio che la scienza stia facendo passi da gigante ultimamente, e lo stiamo vedendo pure nel campo dell’astronomia. Non a caso abbiamo avuto la possibilità di assistere non solo al lancio completo e stabilizzato di James Webb, ma anche alla scoperta di nuovi fenomeni astrali o di galassie, che in questo momento sembra che diano tanti contenuti di cui parlare.
Per tale motivo diciamo che la possibilità di rilevare oggetti distanti dalla Terra è chiaro che permetta di avere una conoscenza sempre maggiore di zone particolari dell’universo, così facendo è possibile aprire nuovi studi sull’origine e sul suo sviluppo. La ricerca è stata condotta da un team internazionale utilizzando il telescopio Subaru, VISTA, U.K. Infrared Telescope e i dati del Spitzer. Cosa sappiamo?
L’investigazione sull’oggetto spaziale ripreso dal telescopio spaziale
Per confermarli hanno dovuto impiegare anche il telescopio ALMA con James Webb. In base a quello che sia stato riportato sullo studio eseguito dagli astronomi, la galassia è distante 13,5 miliardi di anni luce ed è particolarmente luminosa se osservata negli ultravioletti. Ciò farebbe presumere che ci sia un’attività altamente energetica come nel caso di galassie starburst, o comunque con una formazione stellare piuttosto accentuata.
Le informazioni in mano agli scienziati dimostrerebbero come sarebbero in grado di formarsi ben 100 stelle all’anno, oppure un buco nero da circa 100 milioni di masse solari. A tal proposito interviene l’astronomo Avi Loeb, di Harvard, il quale esorime una considerazione da non poco: “formatosi poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang, un buco nero in HD1 deve essere cresciuto da un enorme seme a una velocità senza precedenti. Ancora una volta, la natura sembra essere più fantasiosa di noi”.
Infine, i futuri studi sulla Galassia HD1 cercheranno proprio di determinare al meglio le caratteristiche di questo nuovo universo spaziale. In parte i dati potrebbero essere riconducibili a stelle primordiali che sarebbero più massicce, luminose e calde di quelle presenti nella Via Lattea. Questo potrebbe spiegare soltanto parzialmente come funzioni la nostra galassia, tuttavia, come abbiamo già detto, servirà molto più tempo per capire meglio le informazioni ricavate dai telescopi spaziali.