Una parola che tutti noi conosciamo per ragioni differenti è diventata, di recente, punibile dalla legge. Sembra assurdo dal momento che sia un termine come un altro in fin dei conti, ma non ci possiamo fare nulla: oramai la sentenza è proclamata. Ma come mai è stata presa questa decisione?
Ebbene sì, dare del “bimbominkia” a qualcun altro su Facebook fa scattare immediatamente il reato di diffamazione aggravata in quanto lesivo dell’onore altrui. A stabilirlo è stato la Corte Suprema di Cassazione, la quale equipara l’offesa su internet a quella perpetrata sulla carta stampata. Questo significa che la sua decisione si estende anche su tutte le altre piattaforme, e non solo su quella di Meta.
A richiedere che la parola venisse aggiunta fra i termini punibili dalla legge è Enrico Rizzi, un animalista siciliano che in passato è stato condannato per diffamazione per aver offeso la memoria del defunto Diego Moltrer, già presidente del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige e appassionato di caccia. A sua difesa si era espressa un’amica che su Facebook ha dato del “bimbominkia” a Rizzi, il quale da imputato si è trovato a ricoprire il ruolo di parte lesa denunciando la donna presso il Tribunale di Trento.
E, con una specie di velo ironico quasi, la sentenza del 16 aprile 2019 proclama che la donna “ha affermato la penale responsabilità di C.M. per il reato di diffamazione aggravata continuata commesso ai danni di E.R.“. Ad incentivare questa decisione pare che sia stata anche la definizione del vocabolario Treccani, la quale dice questo: “Bimbominkia s.m. (spreg.) Nel gergo della Rete, giovane utente dei siti di relazione sociale che si caratterizza, spesso in un quadro di precaria competenza linguistica e scarso spessore culturale, per un uso marcato di elementi tipici della scrittura enfatica, espressiva e ludica (grafie simboliche e contratte, emoticon, ecc.)“.
Comunque, la donna avrebbe ripetutamente offeso la reputazione di Rizzi all’interno di un gruppo su Facebook a lui dedicato con oltre 2.000 iscritti; per farlo faceva uso di frasi come “dagli al bimbominkia“, “Si chiama bimbominkia“, “Un saluto dai bimbominkioni Animalardosi“. E in base a quanto detto in tribunale, tutto questo non è diverso da “additarlo come mentalmente ipodotato“. Non è un modo per esprimere una opinione negativa, infatti “anche il diritto di critica deve essere esercitato entro determinati limiti, tra i quali vi è quello della continenza, non potendo la critica trascendere nello scherno e nella derisione“.
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