Finalmente il Digital Markets Act ha visto un accordo fra la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e il Consiglio. Le grandi società tecnologiche dovranno allargare i propri servizi di messaggistica, aprendo anche alle piattaforme minori.
Le regole contenute nel Digital Markets Act comportano un grosso cambiamento per i colossi della tecnologia. I provvedimenti più ingenti sono rivolti alle aziende tech con una fatturazione annuale di almeno 7,5 miliardi di euro e una capitalizzazione di 75 miliardi.
Che cosa dovrà cambiare? Principalmente si parla di interoperabilità fra i servizi di messaggistica. Vale a dire che quando si userà per esempio Telegram si potranno ricevere media e messaggi anche da chi usa piattaforme di minore rilievo. La richiesta è partita proprio da queste e l’obiettivo che l’Europa si prefigge è di incentivare la concorrenza nel settore.
Stando alla disposizioni del Digital Markets Act sarebbero solo le maggiori piattaforme a dover “accogliere” le sorelle minori. Non invece il contrario, che annullerebbe lo scopo. Per ora l’interoperabilità riguarderà solo le chat private, e solo fra quattro anni arriverà a comprendere le chat di gruppo.
La delucidazione di Andreas Schwab relativa a quali sarebbero i servizi minori è stata chiara e coincisa: si tratta di quelle non paragonabili a gatekeeper. Il termine indica le società che pongono i criteri per accedere alle piattaforme.
Novità anche per i social
Dopo una prima fase in cui l’apertura fra servizi maggiori e minori sarà limitato a messaggi e chat, si passerà ai social network. L’Unione Europea ritiene che la difficoltà del trasferimento dati fra un’applicazione e l’altra sarebbe un grosso ostacolo a livello della concorrenza.
La mancata apertura è soggetta ad opportune sanzioni. L’inadempimento comporta il pagamento all’UE del 10% del fatturato dell’anno fiscale precedente. In caso di recidiva la sanzione sale al 20% e se l’atteggiamento persiste si può arrivare a vietare l’acquisizione di nuove società.
Questo significa su più larga scala che nessuna azienda potrà più aggregare i dati degli utenti. Inoltre se su Android è già possibile installare applicazioni scaricate da terze parti su iOS non lo è ancora.
Proprio la Apple non si è mostrata entusiasta di fronte a queste nuove regole, sostenendo che un’apertura come quella profilata aprirebbe le porte a possibili attacchi malware. Il testo del Digital Markets Act deve comunque essere ancora approvato da Parlamento e Consiglio Europeo. Anche una volta pubblicato le disposizioni entreranno in vigore dopo sei mesi.