Gli esseri umani saranno fonte di ricarica per le batterie dei vari device: ecco come accadrà

Usare il corpo umano per ricaricare i dispositivi è un’idea in sperimentazione da diverso tempo. A crederci più di altri c’è la startup Svizzera Mithras Technology, al lavoro sui bracciali dotati di TEG, un generatore termoelettrico.

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Usare il calore prodotto dal corpo come fonte di ricerica, perché no? – Androiditaly.com

Il corpo di un essere umano anche a riposo produce costantemente energia termica, un calore che da tempo si pensa di sfruttare. Sufficiente, si dice, a tenere accesa una lampadina da 100 Watt. Sotto intenso sforzo fisico anzi la potenza può arrivare fino a 1.000 Watt.

Il problema è che tutto questo calore normalmente viene solo disperso nell’ambiente. Per riuscire a metterlo a frutto servono i cosiddetti dispositivi TEG, generatori termoelettrici in grado di sfruttare l’Effetto Seebeck. Il meccanismo prevede di generare elettricità grazie allo scarto di temperatura. Anche i rover atterrati su Marte sfruttano questo effetto per ricaricarsi. Ovviamente però sul pianeta rosso lo scarto è molto più intenso, quindi l’energia prodotta è maggiore.

Sui TEG si incentra tutto il lavoro di una startup Svizzera, la Mithras Technology. Il progetto punta a realizzare un bracciale che può ricaricare piccoli device, grazie al calore rilasciato dalla pelle. In America invece si preferisce investire su un caricatore montato su un anello, presso l’Università del Colorado.

L’anello genera 1 Volt per ogni cm di pelle a contatto con il caricatore, sufficiente per un fitness tracker. Il gadget è elastico per risultare comodo ed è prodotto in materiale riciclabile.

Orizzonti della ricerca

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Il corpo come batteria, fino a dove si può sfruttare? – Androiditaly.com

La Svizzera punta a integrare già il TEG all’interno dello smartwatch per caricarne la batteria. L’anello in sviluppo in America potrebbe generare anche un surplus di energia rispetto a quella necessaria ai dispositivi indossabili odierni. Alcuni però pensano anche oltre questo utilizzo amatoriale.

L’orizzonte che si profila potrebbe portare a grandi migliorie anche per i dispositivi medici. Le pompe di insulina per diabetici potrebbero essere alimentate dagli stessi pazienti che ne necessitano, ad esempio. Lo stesso varrebbe per i biosensori o gli apparecchi acustici. Sarebbe la fine delle preoccupazioni per il livello delle batterie, perché lo stesso corpo sarebbe la fonte d’alimentazione.

Anni fa si pensava addirittura ad utilizzare gli stessi vestiti che si indossano per alimentare apparecchiature mediche. Ad Edinburgo in effetti i ricercatori hanno messo a punto un nanogeneratore (TENG) per ricavare energia dallo sfregamento provocato del tessuto con il movimento del corpo.

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