Le aziende navigano in cattive acque e finiscono nel mirino dell’Antitrust accusate entrambe di comportamento commerciale scorretto
Ennesima batosta per il gruppo Meta. Questa volta la società condotta dal CEO e fondatore Mark Elliot Zuckerberg, torna sotto i riflettori della normativa del vecchio continente, trascinata in un pasticcio pubblicitario insieme ai colleghi di Google.
Sembra che l’interesse nei confronti dell’azienda californiana e delle sue politiche commerciali e gestionali siano uno dei temi più dibattuti dalla Commissione Europea, che cerca di allineare le scelte dei vertici a quella che è la legislazione europea. Con risultati che sembrano sempre più controversi, ma che si orientano alla via della conciliazione.
L’ultimo caso però richiederà davvero un formidabile impegno per essere sbrogliato. L’Antitrust di Bruxelles e quello di Londra infatti ha accusato le due società di comportamento commerciale scorretto in merito a servizi di pubblicità display online.
L’Antitrust accusa Meta e Google di aver sottoscritto un patto d’acciaio sulla pubblicità a discapito dei competitor
Ma le aziende non ci stanno e rimandano le accuse direttamente al mittente. Secondo i portavoce delle rispettive società il patto che non è assolutamente segreto. L’accordo tra le parti, che è stato identificato con il nome Jedi Blue, è un accordo commerciale pubblico risalente al 2018.
Pertanto decade, secondo le aziende, il concetto di segretezza. L’intento pare non fosse quello di nascondere nulla delle intenzioni di Google e Facebook. Gli accusati rifiutano quanto sottolineato dall’Antitrust. Il Jedi Blue non sarebbe altro che un accordo documentato pubblicamente. E, diversamente da quanto affermato dagli uffici che si stanno occupando di questo fascicolo, il suo obiettivo sarebbe quello di favorire la competizione.
Il patto poi avrebbe consentito a Facebook Audience Network (Fan) di partecipare al programma Open Bidding creato ad hoc da Google, di cui farebbero parte anche altre decine di altre società. E non solo. Lo spettro dell’interazione ha una portata di ben più ampio respiro.
L’azienda di Menlo Park ha puntato, questo azione, ad aumentare la domanda di spazi pubblicitari degli editori. Sarebbe questa la leva che avrebbe permesso agli editori ad aumentare i ricavi.