Un comunicato stampa perentorio annuncia la decisione della tv di stato di interrompere i collegamenti dal territorio russo
Ci sono molti modi per misurarsi in una battaglia come questa, e nessuno è quello giusto o definitivo. L’ultimo fronte sul quale si combatte la guerra tra la Russia ed il resto del mondo è diventato quello del vocabolario giornalistico.
Il governo di Putin infatti ha reso noto che è attualmente in vigore una normativa stringente che punisce tutti quei giornalisti che non saranno in grado di divulgare informazioni secondo i dettami del regime. La formula di comunicazione è certamente più raffinata, ma occhio a non parlare male di Mosca, ne va della fedina penale del professionista!
Il dissenso dei giornalisti italiani in risposta ad all’approvazione della normativa che applicherebbe gravi sanzioni in caso di pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità russa
Secondo una nuova legislazione di recente approvazione sono previsti fino a 15 anni di carcere per tutti coloro i quali utilizzano termini impropri per descrivere il conflitto bellico attualmente in corso. Sono bandite dalla comunicazione parole come guerra, offensiva, e invasione. Se siete su suolo russo e vi riferite a quanto sta succedendo, l’unica accezione possibile con il quale vi potrete esprimere è definire l’attività operazione militare speciale.
E i giornalisti italiani si schierano e non risparmiano aspre critiche a questa briglia intellettuale che poco ha a che fare con il quarto potere. E prendono una posizione netta molto definita che mira principalmente all’auto tutela. Si interrompe quindi il servizio degli inviati sullo scenario nel quale sti stanno consumando gli scenari apocalittici. In Italia l’arrivo delle informazioni verrà quindi gestito di rimbalzo, raccogliendo i dati attraverso le agenzie di stampa locali.
Tutta la vicenda assume una sfumatura davvero peculiare. Di fatto la Russia impone il bavaglio a chi non pubblica contenuti che siano allineati alla polita russa. Nessuna posizione imparziale, ne libero pensiero è accettato. E la sensazione di essere passati ad una propaganda di regime sembra un’ipotesi che tende a concretizzarsi proprio in queste ore.