Il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di sanità illustra lo stato di salute digitale dei cittadini italiani
In Italia sta lentamente emergendo un fenomeno che si è sviluppato di pari passo alla digitalizzazione del paese. La dipendenza da internet, in inglese Internet addiction disorder (IAD), è una forma di sofferenza psicologica dove il paziente è ossessionato da tutto ciò che è collegato con la rete. Dalla navigazione sui social, alla visualizzazione di filmati, fino alle forme di ludopatia in versione online.
Anche se nel nostro paese se ne parla solo di recente, la malattia è stata per la prima volta codificata medico Ivan Goldberg che nel 1995 aveva sottoposto ad alcuni soggetti target un questionario per la raccolta dai risultati del tutto imprevisti.
Se paragonato ad altre sindromi si presenta del tutto simile a quelle legati al gioco d’azzardo, ed avendo delle caratteristiche con esso comuni questa dipendenza ricade nella stessa casistica per quanto riguarda le cure e il percorso terapeutico. Grazie al report messo a disposizione dall’ISS oggi possiamo fotografare il quadro completo nel quale si muove la sanità italiana.
I dati distribuiti dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di sanità ed il fenomeno delle patologie legate alla rete
Secondo lo studio del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in Italia abbiamo 99 strutture che si occupano di riabilitazione. Di queste, 86 sono riconducibili al sistema della sanità pubblica, mentre le restanti appartengono al settore privato.
La loro distribuzione risponde ai criteri tipici del nostro paese in materia di salute. Non si può parlare quindi di omogeneità. La maggior parte delle realtà infatti è geolocalizzata nelle regioni della Lombardia per quanto riguarda il Nord. Le Marche guidano il polo del Centro e la Sardegna è il faro per il Sud e le con la maggior presenza di risorse per la cura delle dipendenze da internet.
A comporre il pool di esperti troviamo soprattutto psicoterapeuti, assistenti sociali ed educatori professionali. Completano le squadre di lavoro medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria .