Le dichiarazioni del CEO della società specializzata in mobilità alternativa aprono nuove prospettive nel ramo delle monete virtuali
In una intervista rilasciata a Bloomberg sono affidate alcune delle volontà attualmente in valutazione della stanza dei bottoni di Uber. La società, paradigma della mobilità alternativa, che mette in comunicazione clienti e autisti grazie anche a strumenti digitali vincenti e una capillare distribuzione sul territorio, si direbbe pronta ad un cambio epocale.
Sono illuminanti le parole del CEO, Dara Khosrowshah. Che parla dell’introduzione di un nuovo metodo di pagamento. Qualora la proposta si andasse a concretizzare, proprio Uber si porterebbe alla testa delle aziende che si lanciano nella bordata del cambiamento, andando ad introdurre l’accettazione delle criptovalute per le transazioni legate ai servizi da loro erogati.
Come le monete virtuali saranno accettate come sistema di pagamento per i servizi effettuati da Uber
A frenare una posizione societaria più netta, sono sopratutto tematiche legate alla natura dei queste monete. Al momento la prima obiezione di Khosrowshah, che giustifica la presenza di un sostanziale freno a mano in tal senso, è legata a due tematiche che tengono banco e vanno necessariamente sviscerate.
A preoccupare i vertici infatti sorgono obiezioni riguardo la sostenibilità dell’operazione. L’azienda infatti sottolinea come al momento le transazioni in criptovalute siano un pesante fardello in materia di commissioni di pagamento. Ma non solo. Anche le operazioni mining non sono viste in una buona luce, trattandosi di un modello estremamente energivoro che dal punto di vista ambientale si traduce in scarsa sensibilità rispetto alle tematiche contingenti legate al climate change.
Uber quindi si accoda alla tornata della quale attualmente fa parte anche Tesla. Queste società infatti sono fondamentalmente positive nei confronti dell’integrazione nei loro sistemi delle monte volatili. Ma pongono tutte delle condizioni simili. Operazioni che siano accessibili, con commissioni che lascino un margine di profitto. Ma soprattutto modalità di estrazione che siano compatibili con le istanze ambientali e di conseguenza con le vision delle aziende.