Lamborghini ha dato vita al suo personale NFT. Molti potrebbero pensare che sia un progetto come un altro, ma non capita tutti i giorni che una società così tanto attiva nel mondo delle automobili si dedichi ad un progetto di tale portata.
Il prossimo brand che ha voluto far ingresso nel mondo degli NFT, udite udite, è Lamborghini, con un progetto che prende il nome di Space Time Memory. A realizzarlo è stato l’artista Fabian Oefner, conosciuto principalmente per alcuni lavori correlati ad oggetti di design e naturalistici.
Infatti, già in passato era stato notato da Audi, motivo per cui ha avuto modo di far accrescere ancora di più la sua fama grazie ai suoi incredibili progetti. Ma dato che, in questo caso, è stato ingaggiato da Lamborghini per la creazione del suo NFT, cosa ha pensato di fare?
Oefner ha iniziato ispirandosi a due soggetti chiave: il razzo Saturn V che decollava nel 1969 per le missioni Apollo verso la Luna, e la statua di Mike di Samotracia che attualmente è riposta a Louvre. Unendo questi due elementi, l’artista ha trovato un modo geniale per creare quest’opera.
Infatti, dopo aver pensato in che modo impostare la struttura principale, ha provveduto a modellare in scala 1/8 per poter avere bene in mente le fasi di scatto in studio. Per sicurezza, ha voluto pure disegnare degli schizzi su carta per comporre la scena, dando vita a delle vere e proprie fase di analisi in sostanza.
Dopodiché, Oefner è stato a stretto contatto con l’azienda per decidere quali parti presentare e in quali giorni, iniziando man mano che il tempo passava la composizione finale dell’intero progetto. La presenza di Lamborghini è stata essenziale: aveva bisogno del loro coordinamento per concludere l’opera.
Inoltre, l’artista si è premurato di scattare più foto possibili mentre avveniva l’assemblaggio di quello che poi sarebbe stato il progetto finito. Trovare la prospettiva giusta, tra l’altro, era un obittivo molto importante per riuscire a fotografare il dispositivo su più lati e in maniera corretta.
Comunque sia, per assicurarsi che potesse essere interessante l’opera, Oefner ha voluto attaccare una fotocamera ad un pallone metreologico facendolo volare fino a 30 km di quota. Da lì in poi, dopo aver raccolto le varie immagini scattate, ha pensato di assemblarle e di creare un unico file dal peso di 25 GB.
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