L’ultima applicazione in campo medico di un robot ha permesso l’effettuazione di una ordinaria operazione chirurgica avvenuta in totale autonomia
Che il campo della medicina rappresenti uno dei settori di applicazione della robotica più affascinante e di successo è un concetto decisamente sdoganato. E’ noto infatti che questa ha il potenziale per fornire risultati sorprendenti. Che in termini di efficacia, sicurezza e coerenza superano i termini di paragone legati alle singole capacità del chirurgo.
In un recente articolo pubblicato sulla rivista Science Robotics abbiamo avuto un assaggio di come la tecnologia sostenga l’avanzare di una medicina chirurgica sempre più orientata a risultati assicurati. Lo studio è stato sviluppato da ricercatori dell’università americana Johns Hopkins, e ha come tema focale i risultati ottenuti da un robot medico, lo Smart Tissue Autonomous Robot (STAR). C’è già un’ampia esperienza per alcuni sistemi robotici chirurgici autonomi come ad esempio per procedure su tessuti ossei rigidi, o per il campionamento automatizzato. Tuttavia è ancora lacunoso l’aspetto dell’applicazione su dei tessuti molli che appunto STAR vuole colmare.
L’operazione di laparoscopia eseguito da STAR ha animato il dibattito, mandando in visibilio il mondo della scienza. Leonardo De Mattos, il responsabile del Laboratorio di robotica biomedica dell’Istituto Italiano di Tecnologia, si è espresso in termini molto positivi circa il risultato raggiunto. Secondo De Mattos, siamo di fronte al chiaro segnale di come i robot sarebbero in grado di affiancare e completare l’opera dell’uomo in maniera mirata con risultati estremamente precisi.
Questo è stato d’altronde il primo caso in assoluto dove una macchina ha eseguito un intervento in piena autonomia senza l’intervento del medico. Il team statunitense guidato dall’ingegnere meccanico Axel Krieger, ha di fatto dimostrato che il momento è maturo, ed il mondo della medicina ha gli strumenti giusti per svincolare il lavoro, delegando con successo ai robot delle operazioni che potrebbero essere come in questo caso passibili di molte variabili, che comunque gli algoritmi delle macchine sono in grado di gestire in maniera impeccabile. Il punto tuttavia è il superamento di un limite psicologico. Siamo pronti a metterci direttamente nelle mani robotiche delle macchine?
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