Cosa ne pensa James Cameron, colui che dell’AI ne ha fatto una saga, dell’impatto che potrebbe avere a lungo andare sulla nostra vita?
“Verrà Terminator e avrà i tuoi occhi”. Con questa frase di Cesare Pavese, si può tradurre la visione che James Cameron ha del futuro e della possibilità concreta che a un certo punto l’Intelligenza Artificiale possa sfuggirci di mano e ribellarsi alle nostre regole. Il regista, il cui enorme successo inizia nel 1984 con Terminator e non si ferma, in una recente intervista rilasciata alla BBC è stato messo in mezzo proprio su questa ipotesi, per ora ipotesi eh, e su come ritiene che un’eventuale Skynet – l’AI ribelle della famosa saga – possa prendere forma nel nostro mondo, in un futuro non troppo lontano.
Lo scenario descritto da Cameron non prevede esplosioni nucleari e colpi d’arma da fuoco, ma una sorta di sofisticatissimo teatro dei burattini, come l’ha descritto lui:
“Tutto ciò che Skynet dovrebbe fare è semplicemente falsificare un gruppo di persone, metterle l’una contra l’altra, generare un enorme disordine semplicemente ingannare l’umanità con un gigantesco deepfake.”
Secondo il regista, quindi, se in futuro un’AI dovesse passare la soglia della singolarità tecnologica (non stiamo dicendo che lo farà, ma in caso…) le cose andrebbero diversamente rispetto a quanto lui stesso ha immaginato quasi 40 anni fa col primo Terminator, e la situazione non sarebbe già dall’inizio così catastrofica. Immaginare un’intelligenza artificiale capace di generare una mole gigantesca di deepfake (li trovate ovunque sul web in questo momento, soprattutto su TikTok) e di innestarli nelle reti di comunicazione umane è in effetti uno scenario che di apocalittico ne ha tutte le sfumature, dove risulterebbe sempre più difficile distinguere il falso dal vero. Non serve che sia Skynet a gestirli a suo piacimento: già in mano a noi, rappresentano un pericolo, dal momento che sono capaci di generare enorme confusione con la loro capacità di sovrapporre in maniera credibile i volti, specie in un’era in cui le videochiamate sono divenute cruciali per non impazzire chiusi in casa in quarantena.
Le preoccupazioni di Cameron sono logiche. Con Avatar (il cui sequel è in arrivo nel 2022), in particolare, ha plasmato un intero mondo coi computer usando la base di attori reali, ed è quindi naturale che veda molto da vicino le possibilità di ingannare il cervello umano facendogli credere di vedere cose che non esistono. Avatar, lo ricordiamo, non è MAI esistito, eppure sullo schermo sembrava vero.
E infatti Cameron, nel corso dell’intervista della BBC , la mette proprio in questi termini riferendosi ai progressi del cinema nel campo degli effetti speciali:
“Ogni volta che miglioriamo queste tecnologie, in un certo senso stiamo effettivamente realizzando gli strumenti per creare fake media.”
Secondo Cameron nei prossimi anni i deepfake saranno sempre più difficili da individuare e smascherare, soprattutto grazie alla tecnologie che li renderanno ancora più reali. Il regista ha infine chiuso l’intervista rilasciata alla BBC con una battuta che fa leva su un problema filosofico antico quanto la storia dell’umanità:
“Le cose che vediamo e che crediamo realmente di vedere potrebbero essere false. Io stesso potrei essere, in questo momento, una proiezione generata da un’intelligenza artificiale.”
Voi cosa ne pensate? Siete d’accordo con James Cameron o secondo voi l’Intelligenza artificiale non arriverà mai ad una AI indipendente?
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