Il gemello di Twitter sponsorizzato Donald Trump è pronto all’uscita. Il “social della verità” disponibile nel giorno del Presidents Day.
“Mi costruirò un enorme luna park tutto mio con blackjack e squillo di lusso! Anzi, senza il luna park“. Non può non tornare in mente la citazione di Bender in Futurama. Il pensiero deve essere stato lo stesso che ha guidato le intenzioni di Donald Trump nella creazione di Truth Social, il “social della verità“.
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Il progetto sembra avere radici lontane e alquanto oscure. Risale minimo al 2016 e rientra in un disegno più grande volto a costituire un gruppo mediatico che contemplerebbe anche un’emittente televisiva. La Sec (pari alla nostra Consob) ha già ricevuto una richiesta di indagine da parte dei democratici.
A muovere i liberali americani alcune indiscrezioni riguardanti una SPAC (Special Purpose Acquisition Company) gestita da alcuni finanziatori con il compito di controllare i risultati in borsa del TMTG (Trump Media & Technology Group). Attraverso questo formalismo il gruppo di investitori avrebbe evitato vincoli e controlli finanziari raccogliendo più di 1 miliardo di dollari.
La verità si trova solo su Truth Social dal 21 febbraio
L’applicazione si basa sul software open-source Mastodon, reso disponibile come base per creare il proprio social network. Il suo sviluppatore aveva già avvisato le possibili incongruenze con i termini del servizio, ma a quanto pare non è stato abbastanza per fermare il piano di Trump.
A dicembre Devin Gerald Nunes si è dimesso dalla Camera dei Rappresentanti per poter ricoprire il ruolo di CEO di TMTG. Il gruppo ha sviluppato la piattaforma che uscirà il 21 febbraio, lesinando la creatività e creando a tutti gli effetti un Twitter alternativo.
Questo è quello che si può evincere dagli screenshot disponibili nell’App Store americano. La barra inferiore, i profili, le posizioni delle immagini, la sezione dei trends, insomma, tutto sembra ripreso dal social dei retweet. Anche qui un’altra somiglianza: la condivisione dei contenuti di altri utenti si chiamerà “retruth“.
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Meritano menzione alcuni termini di servizio di Truth. Saranno bannati gli utenti che utilizzano troppo spesso lettere maiuscole, modalità cara a Trump, e quelli che pubblicano contenuti che screditano o danneggiano il sito.
Curiosa la citazione della Section 230 che solleva il social dalla responsabilità legale di ciò che viene scritto dagli utenti. Durante la sua presidenza il tycoon si era più volte scagliato contro di essa, promettendone l’abolizione.