Nonostante venga fatto un incessante uso dei combustibili fossili, a quanto pare quest’ultimi non sono così innocui come si potrebbe pensare. Ma quali sono i danni che potrebbero provocarci qualora li sottovalutassimo?
Secondo uno studio certificato, un uso improprio dei combustibili fossili potrebbe risultare essere una minaccia per più di un milione di persone annualmente. L’inquinamento nocivo di cui parliamo ha a che fare, in modo principale, con la combustione del carbone, del gas naturale e del petrolio, responsabili di ciò che viene chiamato PM2,5.
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Inoltre, la maggior parte dei decessi avvenuti nel mondo, soprattutto in Cina, è dovuto all’utilizzo sconsiderato e senza sosta del carbone, il quale porta alla produzione di una serie di sostanze inquinanti fuligginose nell’aria. Le altre due, invece, pare che causino numerosi morti soprattutto nell’Asia meridionale e occidentale, ma questo come è possibile?
A cosa porta tutto ciò
L’inquinamento genera degli elementi facilmente inalabili e trasportati nel flusso sanguigno, portando alla nascita di alcune patologie mortali e che conosciamo – purtroppo – abbastanza bene: malattie cardiache, diabete, BPCO, cancro ai polmoni e ictus. Oltretutto, i ricercatori hanno affermato di aver trovato dei collegamenti meno evidenti tra il PM2,5 e alcune malattie come l’insufficienza renale e il Parkinson, mentre coloro che si ammalano di questa sostanza, tra l’altro, sono anche quelli maggiormente soggetti al Covid-19.
Eric McDuffie, una scienziata della Washington University, si è espressa in merito a questo studio dicendoci che: “Il nostro obiettivo principale era identificare le principali fonti di inquinamento da PM2,5 e capire come la distribuzione dell’inquinamento differisca tra le varie parti del mondo. Per la prima volta in alcuni paesi abbiamo informazioni di questo tipo“.
Per poter portare a termine queste analisi hanno raccolto i dati mensili dell’inquinamento tra il 1970 e il 2017, valutando i modelli di qualità dell’aria assieme alle informazioni satellitari disponibili al riguardo. Ciò che è emerso è che, il PM2,5, sia presente in tutto il pianeta con una risoluzione di circa 1 km².
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Vale a dire che un gran numero di morti in Asia e in Europa è causato dalla combustione di alcune sostanze generate dal carbone, dal petrolio e dal gas, e dal momento che non vi sono restrizioni al riguardo sembra che i decessi siano in continua crescita.