La saga dei Green Pass fasulli, continua. Dopo il primo episodio, con tante visualizzazioni ma ammazzato dalla critica, ecco il secondo, giusto in tempo per diventare un cinepanettone. A parte gli scherzi, ecco che su una chat di Telegram venivano venduti Green Pass fasulli, scoperti dalla Guardia di Finanza. Costavano 100 euro.
E’ incredibile come il corso del tempo cambi anche le priorità delle persone. Se prima si scaricavano film e musica, ora si cercando Green Pass come i biglietti dei concerti dei Coldplay a San Siro , esauriti in due minuti e mezzo. Ma la truffa, l’ultima scoperta almeno, ha dell’incredibile. I malfattori avevano organizzato tutto alla minima perfezione, una truffa degna della Casa di Carta nei confronti dello Stato, e che consisteva nella vendita tramite i canali di Telegram, ergo senza crittografia-end-to-end, di Green Pass falsi ma perfettamente funzionanti se si utilizzava il VerificaC19. Per il pagamento, 100 euro l’uno, si richiedevano i documenti d’identità e la tessera sanitaria, probabilmente per collegarla al Green Pass fasullo. Una truffa ad arte, tutto per venderla a coloro che, per un motivo o per l’altro, non intendono vaccinarsi per ottenere il Super Green Pass, ne tantomeno tamponarsi, fateci passare il termine, ogni 24 ore per il Green Pass.
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L’ennesima truffa Verde, ormai un nomignolo adatto, è stata scoperta dagli agenti del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza in un’indagine in collaborazione con la procura di Milano, già all’opera da diverso tempo dopo le prime segnalazioni, che ha portato ad una serie di perquisizioni e sequestri direttamente al vertice. Gli indagati in questa truffa dovrebbero essere quattro, e avrebbero già “sputato il risposta” e ammesso le loro responsabilità nel confezionamento dei falsi Green Pass. Nel corso delle perquisizioni poi, sono stati trovati i diversi documenti di identità e tessere sanitarie di decine di clienti che avevano posto interesse nel certificati verdi contraffatti. Anche di queste persone, sono stati raccolti i nominativi ovviamente.
Le perquisizioni dei compratori sono state eseguite nelle abitazioni private di quest’ultimi, residenti in Veneto, Liguria, Puglia e Sicilia, e anche a casa degli amministratori di account Telegram sui quali pubblicizzavano questi fantomatici Green Pass, ognuno confezionato alla perfezione e con QR Code funzionante, ed è questo che rende la truffa quasi perfetta. Convincevano i clienti di avere contatti con sanitari che potevano fornirgli l’autenticità e la funzionalità del certificato e che, in caso di problemi, metà della quota sarebbe stata restituita. Insomma, davvero un piano ben elaborato.
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Ci teniamo a precisare che sono decine i clienti che si sono rivolti ai quattro indagati per un Green Pass fasullo, e non la passeranno di certo liscia.
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