Il canone RAI va pagato anche se si usano smartphone e tablet. Questa la proposta di Carlo Fuortes, amministratore delegato di RAI.
RAI ha bisogno di risanare il debito
Negli ultimi anni il servizio offerto da RAI ha visto una diminuzione delle entrare, fino a registrare un crollo di 700 milioni di euro. Da qui nasce la proposta dell’amministratore delegato Carlo Fuortes di estendere il pagamento del canone, oltre alla TV, anche agli smartphone e ai tablet.
Una mossa alquanto azzardata con cui mamma RAI cerca di risanare le perdite accumulate, andando a colpire i dispositivi più utilizzati dagli utenti.
Lo stesso Fuortes dichiara: “E’ doloroso dirlo, ma c’è stata una riduzione di investimenti sia sul prodotto culturale e sull’acquisto di diritti, sia sulle infrastrutture immobiliari e tecnologiche”.
In cosa consiste la proposta di Fuortes?
Fuortes, davanti alla vigilanza RAI, ha avanzato 4 proposte per fronteggiare il calo repentino degli introiti:
- estensione del pagamento del canone Rai anche per chi possiede dispositivi multimediali oltre alle TV e dunque smartphone e tablet
- cancellazione della tassa sulla concessione del canone ordinario
- riduzione del limite di affollamento pubblicitario per singola fascia dall’8%
- riconoscimento integrale delle risorse del canone, eliminando le trattenute da 110 milioni, finanziando il fondo per il pluralismo con altre risorse
La prima ci balza subito all’occhio, ovvero l’ampliamento del perimetro di applicazione del canone ai device multimediali, quindi prevedendo che debba essere pagato anche da chi non possiede una TV ma utilizza smartphone e tablet.
Dunque l’amministratore delegato propone di estendere il pagamento del canone a tutti coloro che utilizzano smartphone e tablet.
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Ulteriori fatti a supporto delle proposte
Fuortes ha ricordato inoltre che: “Il canone televisivo è un’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive”.
Quindi, stando alla definizione, in via di massima, il canone è effettivamente applicabile anche ad altri dispositivi oltre alla classica TV.
L’idea è molto semplice: è possibile che una persona non abbia il televisore, ma è altamente improbabile che non disponga di uno smartphone o un tablet. Dunque, basta anche solo un singolo dispositivo che permetta di usufruire della TV pubblica tramite il portale Rai Play, per far scattare il pagamento del canone.
A supporto della sua proposta, Fuortes ha fatto notare come, da quando è stato introdotto il canone in bolletta, il tasso di evasione sia sceso (circa al 5-3%) e ci sia stato di conseguenza un aumento della platea di 6,8 milioni. L’amministratore delegato ha inoltre evidenziato come la cifra del canone sia irrisoria rispetto ad altri paesi:
“Parliamo di 90€, contro i 312€ della Svizzera o i 138€ della Francia”.
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La politica dice NO!
La classe dirigente non ha visto di buon occhio queste proposte, in particolare quella relativa all’estensione del canone agli smartphone e ai tablet. Considerando dunque che la decisione definitiva deve essere presa esclusivamente dal panorama politico, è molto probabile che la risposta sia negativa.
Infine, spingere su device come smartphone e tablet è una mossa fin troppo semplice. L’Italia rappresenta una delle nazioni con il consumo di dispositivi tecnologici più alto al mondo. Basti pensare che durante la pandemia, il consumo è salito al 26,9%.