L’intelligenza artificiale aiuterà a prevenire future pandemie simili a SarsCoV2 che conosciamo fin troppo bene. Questa intelligenza artificiale studia i virus animali che minacciano l’uomo
In questo momento, dopo il 2020 passato in casa a igienizzare , a preoccupare l’opinione pubblica sembra essere la variante inglese (o africana? o Delta?) del Covid-19. Insomma, ogni giorno ne esce una nuova che non riusciamo a starci dietro.Ma è veramente questo il problema principale da affrontare? Non sarebbe meglio concentrarsi su come è successo?ci sono altri campanelli d’allarme che squillano inascoltati? L’intelligenza artificiale ora ci può aiutare a identificare i virus che rischiano di passare da animale all’uomo, esattamente come il coronavirus SarsCoV2: lo fa grazie a un sistema di apprendimento automatico che valuta i genomi da cui è costituito il virus, permettendo così di concentrare gli sforzi per monitorare solo quelli potenzialmente più pericolosi e non star dietro a virus che alla fine si rivelerebbero non dannosi. Il risultato è pubblicato sulla rivista Plos Biology dai ricercatori dell’Università di Glasgow, i maggiori finanziatori. Individuare le zoonosi (cioè le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo rendendo difficile individuarle in tempo) prima della loro insorgenza è veramente un’impresa tosta perché nel mondo animale circolano più di 1,6 milioni di virus e solo una piccola minoranza è davvero in grado di infettare gli esseri umani. Almeno una cosa positiva.
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La ricerca
Quella da Covid-19 è la sesta epidemia globale dopo la micidiale spagnola del 1918. E le cause non sono un mistero come vogliono farci credere alcuni negazionisti. “Le attività umane che producono il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità producono anche il rischio di pandemia attraverso i loro impatti sull’ambiente: cambiamenti nel modo in cui usiamo la terra; espansione e intensificazione dell’agricoltura; commercio, produzione e consumo insostenibili che aumentano il contatto tra fauna selvatica, bestiame, agenti patogeni e persone”, afferma Peter Daszak, presidente di Ipbes.
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Intelligenza artificiale: ecco come potrà aiutarci
Per riuscire a individuarla, i ricercatori hanno realizzato un database con 861 specie di virus appartenenti a 36 famiglie: dopo averli classificati, sono partiti per sviluppare dei modelli di apprendimento automatico che assegnassero una cifra approssimativa della probabilità di infezione nell’uomo, sulla base della classificazione tassonomica dei virus e del loro legame con altri già noti come patogeni per l’uomo, quindi basandosi su liste già esistenti. Il modello in atto che ha dimostrato le migliori performance è stato poi utilizzato per analizzare altri genomi di varie specie virali: si è arovati così a scoprire che i genomi potrebbero avere caratteristiche indipendenti dalla classificazione tassonomica già in nostro possesso da anni e anni di ricerche e che potrebbero predisporre i virus ad adattarsi all’uomo. Quelli invece individuati dall’IA, verranno studiati per un vaccino.