Le analisi dei campioni di roccia raccolti su Marte dimostrano la precedente esistenza di acqua su Marte.Le prime rocce raccolte sono destinate alla Terra , chiamate Montdenier e Montagnac, rilasciano prove di un lungo contatto con l’acqua
Vi ricordate l’ultima missione, avvolta nel mistero, del rover Perseverance? Per un piccolo recap, o riassunto: il rover, tramite due fori nel terreno, ha raccolto due campioni di roccia marziana, scomparsi per un paio di giorni e poi ricomparsi come per magia. Ebbene, ora quei campioni sono l’unica prova che abbiamo per analizzare il terreno del pianeta rosso. Potrebbero raccontare se Marte abbia mai potuto ospitare la vita, o se lo potrà fare in futuro. Le prime due, sicuramente non le ultime, rocce prelevate sul pianeta rosso dal rover Perseverance mandato dalla NASA e destinate ad arrivare sulla Terra solo dopo il 2030, grazie alle missioni del programma Mars Sample Return (Msr). Montdenier e Montagnac sono i nomi molto particolari assegnati ai due campioni di roccia per classificarli e riconoscerli anche durante le ricerche, e si presentano sottili come una matita e lunghi circa sei centimetri. Ma di cosa siamo sicuri fino ad ora?
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Cosa si è scoperto fino ad ora
Siamo partiti con Perseverance che ha forato il terreno e raccolto i campioni. Sono stati prelevati da una piccola roccia, chiamata simpaticamente Rochelle, e le caratteristiche che presentano entrambe, di primo acchito, indicano che sono state a contatto con l’acqua per un lungo periodo, rafforzando in questo modo l’idea che già la NASA aveva riguardante la presenza di acqua sul pianeta rosso. “Sembra che le nostre prime rocce rivelino la presenza di un ambiente in grado di sostenere la vita”, ha osservato il responsabile scientifico della missione, Ken Farley, soddisfatto di questa prima osservazione.
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Dove si trovano ora i campioni di roccia
Entrambi i campioni adesso sono al sicuro nei contenitori appositi che Perseverance continua a trasportare al suo interno, alle giostre temperature per preservarli e che in futuro radunerà in un sito vicino al suo campo d’azione, vicino al cratere d’atterraggio, un tempo ex lago. Da lì saranno prelevati dalla prima missione del programma Msr, promosso dalla Nasa e dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e al quale l’Italia collabora con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con l’industria. Ma per vedere come finirà, tornate nel 2030.