Dopo la pandemia, gli studenti che non raggiungono livelli accettabili in italiano e matematica sono aumentati, purtroppo, di cinque punti percentuali a causa della DAD, che impone l’utilizzo di tecnologie non sempre alla portata di tutti.
A distanza di un anno dall’inizio della DAD (didattica a distanza) è cresciuta spaventosamente la quota di studenti delle secondarie di primo grado che non raggiungono livelli accettabili in italiano (il 34% nel 2019, e il 39% nel 2021) e in matematica ( dal 39 al 44% nel 2021). Ad essere maggiormente penalizzati sono proprio i giovani in condizioni svantaggiate, e la scuola pubblica rischia di perdere così il suo importante ruolo.
A dircelo sono i risultati delle prove Invalsi, effettuati dopo la stasi del 2020. Stiamo parlando di 1,1 milioni di studenti delle classi seconde e quinte della primaria, di 530mila dell’ultimo anno della secondaria di I grado e di 475mila che hanno sostenuto l’esame di maturità nelle scorse settimane.
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Reddito basso, risultato peggiore
È emersa, inoltre, una correlazione tra i punteggi ottenuti e il reddito delle famiglie degli studenti. Utilizzando come parametro i risultati degli Invalsi sulla base dell’Escs (indicatore della situazione socio-economica degli studenti) emerge come i più poveri siano quelli che ottengono anche un risultato peggiore nelle prove Invalsi.
Le prove hanno riguardato l’italiano, la matematica, l’ascolto e la lettura in inglese.
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Dispersione scolastica implicita, il futuro è in bilico
Un ulteriore campanello d’allarme riguarda la dispersione scolastica implicita. Ovvero gli studenti che, pur avendo completato il ciclo di studi, non hanno acquisito le competenze di base.
Il fenomeno è peggiorato nel 2021, interessando in misura maggiore gli studenti provenienti da un contesto socio-economico difficile. A pagare il prezzo più alto, quindi, sono stati gli studenti più poveri. Ovvero, proprio i destinatari per i quali è stata istituita la scuola pubblica.